IL CULTO DELL'IMMACOLATA NELLA STORIA DELLA CHIESA
Con
il solenne Concilio di Efeso, celebrato nel 431, il Santo Vescovo Cirillo di
Alessandria proclamò la Vergine Maria Madre di Dio e da allora in tutta la
Chiesa Cattolica, d'Occidente e d'Oriente, il culto alla Madonna si inserì in
maniera particolare nella Liturgia e si rafforzò nel cuore dei credenti la
pietà popolare mariana. Il dogma che celebra Maria Madre di Dio rimane nella
storia della Chiesa l'affermazione più solenne e gloriosa rivolta all'umile e
nascosta Donna di Nazareth e questa affermazione non solo svela la particolare
e unica condizione di Maria ma la investe di una singolare devozione proprio
per il fatto che è stata Madre di Dio.
Nel corso della Chiesa, come conseguenza del
dogma "mariano" proclamato a Efeso, è maturata la convinzione che in
Maria non poteva esserci nessuna forma di peccato e nessuna macchia originale. La
convinzione che Maria sia stata concepita senza peccato quindi immacolata e
vissuta pienamente senza aver commesso nessun peccato divenne una certezza cosi
forte nel cuore dei cristiani che sia in Oriente che in Occidente si diffonderà
a macchia d'olio questo prezioso culto creando anche accese dispute teologiche
in merito alla ragionevolezza di questa convinzione. Nel sec. XI troviamo già
affermata la solennità liturgica dell'Immacolata celebrata all'interno del
tempo dell'Avvento-Natale, includente il tema dell'attesa messianica e il
ritorno di Cristo con l'ammirata memoria della Madre.
Per secoli nessuna eresia ha messo in
discussione la convinzione dell'Immacolata Concezione, si riscontrano solo
alcune dispute teologiche medievali che iniziano a voler rendere ragione ad un
mistero che sino ad allora era affermato senza dare nessuna motivazione. In
questo lavoro teologico è opportuno ricordare il francescano Duns Scoto (1308) che
diede avvio ad una riflessione attenta in merito al tema dell'Immacolata
affermando che in Maria non abbiamo una redenzione anticipata (prospettiva dei
Padri Domenicani) ma sin dal primo istante è stata concepita senza peccato
originale.
Il sec. XIV-XV vede diverse accese dispute
tra domenicani e francescani riguardo la modalità che in Maria spiega lo stato
naturale di assenza del peccato originale. Una di queste dispute fu quella alla
Sorbona di Parigi tra il francescano Francesco de Mayronis († 1328) e il benedettino Pietro Roger, che sarebbe poi divenuto papa con il nome di Clemente VI († 1352). Lungo i secoli la posizione del magistero è stata prudente, un effettivo, chiaro e definitivo pronunciamento
pontificio si ebbe solo nel 1854.
Nel sec. XIX (1848) il papa
Pio IX decise di mettere fine alle discussioni e di avviare un serio studio riguardo
il privilegio dell'Immacolata Concezione; istituì infatti una commissione di
teologi tra cui ne fece parte il salemitano Don Giuseppe Palermo (nato a Salemi
il 20-02-1801), Generale dell'Ordine degli Agostiniani eremitani e nella
commissione rappresentante del popolo siciliano da sempre particolarmente
devoto e legato alla Vergine Immacolata. Grazie ai numerosi interventi di Don
Palermo la commissione chiuse i lavori con parere positivo riguardo la
proclamazione di un dogma. Il Papa fece
preparare la bozza dell'enciclica, che dopo 8 redazioni venne promulgata l'8
dicembre 1854 col nome Ineffabilis
Deus: «[...] dichiariamo,
affermiamo e definiamo la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine
Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio
singolare di Dio onnipotente,
in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del
peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli».
Il dogma non afferma solamente che
Maria è l'unica creatura ad essere nata priva del peccato originale ma aggiunge altresì che
Maria, in quanto ritenuta madre di Dio, per speciale privilegio non ha commesso
nessun peccato, né mortale né veniale, in tutta la sua vita. A
differenza dell'apertura verso la dottrina dell'Assunzione, questo dogma non è condiviso in nessuna sua forma dalle altre
confessioni cristiane (nemmeno dalla Chiesa ortodossa che però neppure lo nega).
Per sottolineare l'importanza
del dogma la Chiesa cattolica fisso l'8 dicembre la solennità dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria. Questa
festività era già celebrata in Oriente nel secolo VIII, e venne importata
nell'Italia meridionale da monaci bizantini, propagandosi poi a tutto
l'Occidente, soprattutto su iniziativa degli ordini religiosi benedettini e
carmelitani.
Quando
le chiese locali furono chiamate ad esprimere il loro parere riguardo la
proclamazione del dogma, il vescovo di Mazara Mons. Antonino Salomone invitò
tutto il clero e il popolo diocesano ad esprimersi sull'argomento. Il sindaco
di Salemi, Ignazio De Blasi, il 7 luglio del 1849 scrisse una lettera dove
esprimeva il pensiero dei cittadini salemitani favorevoli a questo solenne
pronunciamento: "il Senato di
Salemi, fedele interprete dei voti di questa popolazione, le rassegna che per
l'immacolato concepimento di Maria in ogni anno il popolo devoto fa solenne e
pubblico voto al Divinissimo, che Maria SS. fu concepita senza macchia di
peccato originale e che per difendere e sostenere questo voto solenne è pronto
a spargere il proprio sangue anziché negare tale immacolato concepimento.
Desidera, pertanto, che si atto solenne fosse dalla Santa Sede dichiarato dogma
di fede". Il Padre guardiano del Convento di S. Francesco di Salemi
(chiesa di S. Antonino) inviò anche una sua lettera in cui sottolineava il loro
impegno in merito alla diffusione a Salemi della devozione alla Vergine Maria
Immacolata.
LA STORIA DEL CULTO SALEMITANO
A Salemi la devozione alla Vergine Maria è stata
sempre presente e ben radicata, probabilmente in questo nostro antico
territorio gli antichi culti pagani alla dea Venere (forse nell'attuale spazio
in cui sorgeva la Madrice era situato un tempio pagano alla divinità) hanno
costruito una speciale attenzione religiosa verso la figura femminile poi
trasportatasi nella devozione cristiana della Madonna. Questa spiegazione non è
avventata ma molto concreta e riscontrabile in molti territori in cui era forte
il culto alla divinità femminile e con l' affermazione del cristianesimo si è
radicato più facilmente il culto mariano (vedi le città di Alessandria e di
Efeso).
In merito a Salemi i più
antichi riferimenti storici che testimoniano la presenza del culto mariano sono
la presenza di alcune antiche chiese dedicate alla Vergine costruite tra la
fine del 1200 e il 1300 (chiesa o cappella della Madonna di Guadalupe, chiesa
della Madonna del Carmine, chiesa della Madonna della Catena, la chiesa
medievale collocata nell'attuale piazza S. Maria e la chiesa maggiore costruita
sopra il tempio pagano della dea Venere) e i culti mariani che si sono diffusi
grazie ai Padri Francescani Conventuali, particolarmente cari all'Immacolata
(sin dal sec. XIV nella chiesa di S. Francesco detta S. Antonino), ai Padri
Agostiniani con il culto della Madonna del Soccorso (sin dal sec. XV nella
chiesa di S. Agostino), infine non è da dimenticare la presenza dei monaci
basiliani (a. 1288, nell'attuale sito dove sorgeva la chiesa di S. Chiara, oggi
sede della Biblioteca) che nel ricco periodo bizantino hanno diffuso la forte
devozione alla Vergine Maria, importante fonte e motore del culto mariano in
tutta l'Italia meridionale. La devozione all'Immacolata pertanto con molta
probabilità è presente sin dal periodo bizantino e si è radicata in maniera
particolare con l'arrivo dei Padri Francescani Conventuali (sec. XIV).
Arrivo del
simulacro: La notte dell'7 dicembre
del 1740 (la cronaca parrocchiale riferisce che la consegna avvenne il 12
dicembre del 1742), alle ore 22.00, arriva a Salemi una preziosa statua lignea
direttamente da Palermo, da una parrocchia della zona di Resuttana ai Colli
dove era Parroco il salemitano Gioacchino Genco che decise di donare questo simulacro
alla sua città. La statua una volta arrivata a Salemi venne collocata nella
chiesa di S. Francesco custodita e amministrata dai Padri Conventuali. Racconti
popolari tramandano che all'arrivo del simulacro una folla immensa scese in
piazza per accogliere l'immagine della Vergine Immacolata e il culto si fece
cosi forte e presente che si progetto di
trasferire il simulacro della Vergine Maria nella Madrice. Ad avanzare la
scelta di trasportare il simulacro fu la famiglia dei Baroni Villaragut che a
sua spese fece costruire all'interno della Madrice un'ampia cappella dove poi
venne collocato solennemente il simulacro della Vergine Immacolata. Da allora
la Chiesa Madre è divenuta sede di un culto cittadino che sino ad oggi è forte
e caro ad ogni salemitano. In seguito alla demolizione della Madrice la statua
dell'Immacolata venne trasferita inizialmente nei locali della casa di riposo
S. Gaetano e poi nella chiesa del Collegio, divenuta sede della Chiesa Madre, collocata
accanto all'altare maggiore. Con l'Arciprete Don Salvatore Cipri, in seguito
alla sistemazione dell'area liturgia, il simulacro viene collocato nella prima
cappella laterale di sinistra (ex cappella dell'Addolorata e di S. Venera).
I festeggiamenti
in onore dell'Immacolata: riti e particolari celebrazioni in onore della Vergine
Immacolata si configurano dal momento in cui arriva a Salemi questo prezioso
simulacro. Le uniche pratiche devozionali già radicate a Salemi (sec. XVIII)
erano l'usanza di recarsi in pellegrinaggio, ogni otto del mese, nella chiesa
della Casa Santa di Loreto per prepararsi alla solennità dell'Immacolata (che
inizialmente non veniva celebrata con la tradizionale processione ma con
solenni riti in Madrice) e la prassi digiunare dalle carni e dai latticini in
tutti i mercoledì dell'anno in onore della Vergine ed esprimere singolari preghiere
e lodi alla Madonna, il Cremona ci tramanda questa antica lode: "tu gloria Salem (idest piae, sen sacrae
civitates Salem) tu honorificentia populi nostri", e nella sua opera
storica sulla città di Salemi (1762) descrive il suo paese impastato della
Vergine, unità a Lei e rivolta a Lei.
Le manifestazioni popolari
in onore della Vergine con la solenne processione, l'illuminazione nelle
strade, i giochi pirotecnici e la celebrazione dell'ottavario hanno inizio nel
1840 per volere del sindaco Mistretta che mobilitò tutti i presidenti dei ben
32 frantoi presenti nel territorio di Salemi per sostenere con il loro
contributo la realizzazione della festa dell'Immacolata; il comitato dei
festeggiamenti era presieduto dal sindaco e da questi proprietari dei frantoi. Abitualmente
si celebrava la novena nella chiesa di S. Antonino e l'ottavario nella Madrice,
la celebrazione dell'ottavario si continuo a svolgere sino agli anni 90 poi per
la non partecipazione si decise di celebrare solo la novena non più nella
chiesa di S. Antonino ma direttamente in Chiesa Madre. Gli innumerevoli ex voto
che nel corso dei secoli sono stati fatti alla Vergine Maria hanno avuto un'
attenta custodia da parte della famiglia dei Baroni Villaragut, i quali resero
possibile la costruzione del cappellone dell'Immacolata e nel corso degli anni
hanno sostenuto e organizzato i festeggiamenti in onore dell'Immacolata. Solo nel
giorno dell'Immacolata alcuni di questi preziosi ex voto venivano appesi al
simulacro dell'Immacolata per la celebrazione della solennità ormai configurata,
cosi come è giunta sino ai nostri giorni, con la tradizionale ed unica
processione per le vie del centro storico partecipata da migliaia di fedeli
salemitani e dei paesi vicini che per esprimere il loro voto intraprendevano il
lungo e lento percorso portando pesanti e grossi ceri (oggi non più possibile
in seguito ad un'ingiusta causa giudiziale) e spesso anche a piedi scalzi
accompagnavano il pesante simulacro dell'Immacolata portato a spalle da un
centinaio di uomini (che di padre in figlio si tramandano questo compito) i
quali animano e riempiono l'intero tragitto della processione con il loro
tradizionale grido di lode alla Madonna: "viva
Maria Immacolata, via la Regina di lu cielo e di la terra" che ancora
oggi rimane motivo di forte emozione.
Due sono i miracoli che nel
sec. XIX sono stati rilevati per l'intercessione dell'Immacolata: la sera del 7
dicembre mentre la Madrice era stracolma di gente per i solenni primi vespri
dell'Immacolata una grossa scala che veniva utilizzata per addobbare la chiesa
si spezzo e miracolosamente con l'invocazione della Vergine Maria i pezzi
rimasero bloccati tra le grosse colonne della Madrice. Un secondo evento
miracoloso riguarda i baroni Villaragut che durante un tragitto sulla loro
carrozza all'improvviso si stacco una delle ruote e per intercessione della
Vergine Maria venne evitata una tragedia. Questi eventi furono ricordati in due
tele ad opera dell'artista salemitano Ignazio Di Miceli e collocate nelle
pareti laterali del Cappellone; la tela che raffigura il miracolo della scala,
dopo un intervento di restauro, è stata collocata nella chiesa del Collegio
accanto la porta centrale, invece della seconda tela in seguito alla
demolizione della Madrice non se ne hanno più notizie.
Nel 1904 nel 50°
anniversario del dogma vennero organizzati a Salemi grandi festeggiamenti,
nella chiesa di S. Francesco (S. Antonino) fu collocata una lapide in cui si fa
memoria della celebrazione dell'anno giubilare e dei solenni festeggiamenti che
videro ogni otto del mese la chiesa stracolma di fedeli per lodare la Vergine
Immacolata. Nel corso del '900 ci sono stati diversi furti, nel giugno del 1944
alcuni ladri rubarono la corona che normalmente veniva lasciata durante l'anno,
in seguito a questo atto nel 1945 si celebrò il solenne rito dell'incoronazione
da parte del Capitolo Vaticano rappresentato dal vescovo di Mazara Mons.
Salvatore Ballo Guercio con una nuova corona completamente in oro realizzata
con le offerte dei salemitani e ancora oggi utilizzata solamente in occasione
della solennità. Nel 1949 Salemi fu proclamata "città mariana" e
nella Piazza Libertà il sindaco Francesco Paolo Di Stefano, proclamò l'atto di
consacrazione della città alla Vergine Maria e fece dono della chiave simbolica
(una grossa chiave d'argento che ancora oggi viene appesa al simulacro il
giorno della festa) alla Vergine Immacolata ormai venerata come protettrice di
Salemi. Nel 1954 in occasione del 100° anniversario del dogma il sacro
simulacro venne portato processionalmente in tutte le parrocchie della città.
Nel 1983 la statua ritorna
a Palermo per essere restaurata dal professore La Mattina e vengono alla luce
gli originali colori e l'iconografia del volto cosi come venne realizzata
dall'ignoto scultore che per secoli è rimasto coperto da un tinta unica
accennando leggermente la forte espressione materna della Vergine.
Nel 1988 la baronessa Lucia
Villaragut, con il beneplacito dell'Arciprete Don Pasquale Gandolfo, decise di
realizzare con gli innumerevoli oggetti d'oro alcuni ornamenti che vengono
utilizzati appositamente il giorno della festa: un grosso stellario interamente
in oro collocato solennemente per la prima volta dal vescovo Mons. Emanuele
Catarinicchia l'8 dicembre 1988 e nel 1993 venne realizzata una cintura in oro
e la mezzaluna in argento. I ricchissimi argenti e ori donati come ex voto
all'Immacolata sono stati oggetto di una mostra tenutasi presso la Biblioteca
Comunale Simone Corleo dal 4 al 7 dicembre del 2004.
IL PREZIOSO SIMULACRO
SALEMITANO DELL'IMMACOLATA
Questa
preziosa statua dell'Immacolata rimane ancora oggi il simulacro religioso più
caro ai salemitani e a sua volta la stessa statua esprime l'identità mariana
della città. Custodito nella chiesa del Collegio, Chiesa Madre della città,
precisamente nella prima cappella sinistra dopo quella di S. Francesco Saverio;
l'opera è collocabile tra la fine del sec. XVII e gli inizi del sec.
XVIII, ignoto l'autore probabilmente palermitano essendo inizialmente custodita
e venerata nella parrocchia palermitana di Resuttana ai Colli.
La
Vergine Immacolata è rappresentata in maniera singolare rispetto alla classica
iconografia siciliana, l'artista seicentesco ha deciso di raffigurare la
Vergine come una ricca donna, nobile nell'atteggiamento, nel movimento e negli
abiti. La Madonna tiene le mani raccolte sul petto, una sopra l'altra, e non
unite in preghiera, lo sguardo è aperto all'infinito, in seguito ai restauri
del 1983 sono stati rinvenuti i colori originali del volto con le sue guance
rosse, tipiche di quel periodo artistico. Il volto rimane l'elemento statuario
più straordinario e caro ai fedeli per la sua forte espressività, motivo spesso
di emozioni particolarmente il giorno della festa al momento dell'alzata del
simulacro verso l'uscita solenne dalla porta centrale della chiesa e al momento
del rientro del simulacro con i suoi lenti movimenti lungo la navata centrale
della Chiesa Madre.
La
Vergine veste un abito di colore marrone e decorato con dei fiori dorati che un
tempo dovevano essere in bassorilievo, dalle spalle scende un elegante mantello
dorato nella parte anteriore e blu nella parte posteriore. Sul suo capo, sopra
i cappelli raccolti, porta un velo bianco con eleganti decorazioni dorate; i
piedi scalzi poggiano su una base a forma di mezza sfera in cui troviamo un ampia
mezza luna, tre teste di angelo e il serpente con in bocca la mela. Durante
l'anno vengono lasciati come elementi ornamentali una corona di ferro, uno
stellario di rame, orecchini e bracciali di materiale non particolarmente
pregiati ma di un indubbio valore essendo ex voto.
IL CULTO DELL'IMMACOLATA
OGGI
In
tutto il territorio della diocesi di Mazara solo a Salemi viene festeggiata solennemente
la Vergine Immacolata, un tempo era solennità diocesana con la partecipazione
del Vescovo a presiedere la processione assieme all'intero Seminario Vescovile.
Dal
29 novembre al 7 dicembre, nella Chiesa Madre, si celebra la Novena in onore
dell'Immacolata e per l'occasione il simulacro viene collocato accanto l'Altare
maggiore e preparato sulla sua preziosa vara per la processione. Il giorno
della festa alle prime ore del mattino vengono montati i preziosi ornamenti che
durante l'anno sono custoditi gelosamente: lo stellario e la corona in oro,
orecchini e diversi bracciali, la chiave d'argento, un orologio da taschino in
oro, due mazzi di fiori argentanti tra le braccia raccolte al petto, una rosa d'oro tra
le mani, la pensate cintura d'oro ai fianchi, la mezza luna d'argento ai piedi.
Il solenne giorno viene annunciato con lo
sparo dei tradizionali "mascuna" che riempiono con il loro robusto rumore
il cielo di Salemi. Alle ore 8.00 inizia la prima celebrazione Eucaristica che
vede l'intera Chiesa Madre gremita di fedeli; ad ogni ora una Santa Messa con la
grande partecipazione di devoti salemitani e dei paesi vicini e normalmente
alle ore 11.00 il Solenne Pontificale presieduto dal Vescovo.
Nel primo pomeriggio vengono collocati i
tantissimi fiori che la gente durante il giorno ha portato ai piedi della
Vergine Maria, caratteristiche sono le orchidee che sopraggiungono quasi come
voto e che vengono collocate alle candele della vara. I fiori sono cosi tanti
che il simulacro dalla cinta in giù è completamente coperto. Prima della Santa
Messa della sera vengono montate le grosse e lunghe aste per la processione che
snoderà al termine della celebrazione Eucaristica partecipata dall'intera città
che ogni anno, anche sotto la pioggia, si ritrova in Chiesa Madre a rendere
lode all'Immacolata riempiendo interamente la chiesa e il sacrato.
Terminata la Santa Messa lentamente per la
grande partecipazione ha inizio la processione, all'alzata del simulacro
esplodono canti di lode e applausi con non poche emozioni. Il simulacro pur non
essendo di un elevato peso è portato a spalla da un centinaio di portatori che
di padre in figlio si tramandano questo compito che difficilmente delegano ad
altri, come sopra riportavo i portatori animano e rendono caratteristica la
processione con il loro grido di lode "viva
Maria Immacolata, viva la regina di lu cielo e di la terra" che dà
inizio ufficialmente alla processione proprio al momento in cui con le loro
spalle alzano il simulacro dell'Immacolata. Un momento particolare è il lento
arrivo, lungo la navata centrale, del simulacro alla porta centrale in cui
appena giunto viene accolto con il tradizionale canto dell'Ave Maria di
Schubert ad opera della Banda Musicale "Alberto Favara" e con il
forte sottofondo dello sparo dei masconi e degli applausi della gente che ogni
anno non vuole assolutamente perdersi questo emozionate momento. Terminato
l'omaggio alla porta centrale il simulacro scende dagli alti scalini del
sacrato per posizionarsi in processione. La difficoltà della discesa sta
proprio per gli alti scalini che obbligano ai portatori di alzare le braccia e
sorreggere il simulacro facendo molta attenzione aiutandosi con delle aste (questa
"scena" non c'era quando la processione usciva dalla Madrice). La
processione mirabilmente partecipata attraversa le vie del centro storico ed è
cosi lenta che il più delle volte il simulacro dell'Immacolata arriva nella
centrale Piazza Libertà quando la processione è già di rientro verso la Chiesa
Madre (fino agli anni '40 nel momento in cui l'Immacolata arrivava in questa
piazza venivano sparati 12 forti masconi).
Un ultimo momento tradizionale è il rientro
del simulacro, alla stessa maniera di come è uscito rientra salendo gli alti
scalini e giunto davanti la porta centrale riceve l'ultimo omaggio dalla banda
musicale e con il forte sottofondo dello sparo dei masconi. Terminato l'omaggio
ha inizio il lento rientro lungo la navata centrale del simulacro che entra in
chiesa dando le spalle all'altare maggiore. Molte sono le fermate che i
portatori fanno fare alla vara e ad ogni arresto seguono applausi e canti sino
al posizionamento della vara sulla sua base che fa scattare forti applausi e
espressioni di lode tra cui il grido tipico dei portatori che riempie per
almeno 5 volte l'intera Chiesa Madre.
Giunti alla fine della processione vengono
smontati gli ori, ricollocati quelli che ordinariamente rimangono appesi alla
statua e il simulacro viene collocato nella sua cappella. A chiudere la solenne
giornata sono i tradizionali giochi pirotecnici che illuminano per almeno tre
quarti d'ora il cielo della città e annunciano ai paesi della valle del Belice
la fine della solenne festa dell'Immacolata.
IL
TRADIZIONALE CANTO DEVOZIONALE ALLA VERGINE IMMACOLATA
Il canto che più esprime la devozione
salemitana all'Immacolata è il "Lodate
Maria", cantato da tutti i fedeli con una particolare ed unica melodia
che solo qui a Salemi viene utilizzata e tramandata come singolare espressione
di lode. Nell'intera celebrazione della novena e particolarmente durante la
processione e i diversi momenti di omaggio alla Vergine viene cantato questo
canto:
Lodate Maria,
o lingue fedeli,
risuoni nei cieli
la vostra armonia.
Lodate, lodate,
lodate Maria.
Maria, sei giglio
di puri candori,
che il cuori innamori
del Verbo tuo Figlio.
Di luce divina
sei nobile aurora,
il sole ti onora,
la luna s'inchina.
Con piede potente
il capo nemico
Tu premi all'antico
maligno serpente.
Già regni beata
fra angelici cori
con canti sonori
da tutti esialtata.
Il cielo ti dona
le grazie più belle,
un giro di stelle
ti forma corona.
O Madre di Dio
e mistica rosa,
soccorri pietosa
lo spirito mio.
_______________________
a
cura di Alessandro Palermo
©
Chiesa Madre Salemi
_______________________
fonti riguardo le notizie storiche:
-
Cronaca Parrocchiale (Archivio Chiesa Madre).
-
Manoscritto storico sulla città di Salemi di P. S. Cremona, 1762.
-
"La devozione di Salemi
all'Immacolata Concezione nel 150° del dogma", L. C. Favara, 2004.
-
Le foto fanno parte dell'archivio della Parrocchia.
_______________________
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parziale del documento senza previa comunicazione.
IMMAGINI NEL GIORNO DELLA FESTA
IMMAGINI STORICHE DELLA FESTA
IMMAGINI DELLA SOLENNE PROCESSIONE (anno 2011)
IMMAGINI DEL SIMULACRO DURANTE L'ANNO